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TRA EDUCAZIONE
E OBLIO
In vita mia credo di aver partecipato una volta o due a manifestazioni studentesche (euromissili). Ero adolescente e le ragioni della mia partecipazione non risiedevano nella protesta, piuttosto nella possibilità di accompagnare, mano nella mano, una ragazza a cui non ebbi poi modo di confessare la verità. Da allora
sono sceso in piazza solo per qualche scudetto, coppa del mondo e coppa
campioni. Concepisco il modo civile di manifestare ordinatamente le proprie
opinioni, inclusa gioia e disappunto. Entro certi limiti accetto anche
qualche eccesso, qualche stravaganza. Dagli euromissili
tanta acqua sotto i ponti, accompagnati sempre dal progressivo fastidio
che mi ha sempre provocato un certo modo di protestare. Il cosiddetto
catto-comunismo era la ragione di questo fastidio. Disprezzavo coloro
che si ritenevano i padroni della cultura, coloro che dispensavano sapere
e osservavano con inquietante superbia i mutamenti politici e sociali,
rintanandosi sempre più nellincomunicabilità, nellincapacità
di incidere nel Paese reale. Mi riferisco allo stereotipo del laureatucolo, magari sessantottino, che dopo anni di fancazzismo, spinelli e assemblee, ha trovato la via per entrare nel pubblico. In Comune, in Provincia, in Regione, nei Ministeri e .... purtroppo massivamente a scuola ove, trovandosi con più di qualche simile, ha poi vinto la battaglia col preside tutto d'un pezzo frutto dell'approccio tutto sudore e fatica espressione delle precedenti generazioni da boom economico. Nel frattempo
benessere, emancipazione, e soprattutto telecrazia a colpi di maglio distruggevano
progressivamente la corazza che la società italiana, fin troppo
arricciata su religione e su certi valori etici, aveva prodotto quale
risultato di un secolo davvero travagliato. Dall'altra
parte dello schermo i nostri ragazzi che con mutanda in bella vista, piercing,
tattoos e videotelefonino erano chiamati a trascorrere il 40% della propria
giornata in una giungla di culi, tette, falli, exstasy, alcool, sberleffi,
provocazioni, vandalismi e con il laureatucolo che al La mia generazione,
quella dei quarantenni e cinquantenni di oggi, è responsabile perché
troppo votata all'edonismo e poco alla costruzione della comunità
e della famiglia. L'appoggio è venuto dai soldi, dalleredità
e dall'amico dell'amico, quasi mai dalla proporzionalità tra obiettivo
raggiunto e reale fatica fatta per raggiungerlo. Ora come si fa a chiedere
sacrifici a chi è cresciuto col mito della griffe, del corpo scultoreo,
dellinvincibilità. Privilegio
in precario equilibrio tra educazione e oblio di una società non
più all'alba della propria fine! |
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