Le opinioni espresse su questo sito sono del tutto personali e non intese a provocare offesa a nessuno (www.arrix.it) E' vietato l'utilizzo degli scritti senza la preventiva autorizzazione dell'autore.

TRA EDUCAZIONE E OBLIO
Arrigo Arrighi venerdì 26 novembre 2010


In vita mia credo di aver partecipato una volta o due a manifestazioni studentesche (euromissili). Ero adolescente e le ragioni della mia partecipazione non risiedevano nella protesta, piuttosto nella possibilità di accompagnare, mano nella mano, una ragazza a cui non ebbi poi modo di confessare la verità.

Da allora sono sceso in piazza solo per qualche scudetto, coppa del mondo e coppa campioni. Concepisco il modo civile di manifestare ordinatamente le proprie opinioni, inclusa gioia e disappunto. Entro certi limiti accetto anche qualche eccesso, qualche stravaganza.
Ciò che non accetto è la violenza, l'eccesso unilaterale di aggressività psichica e fisica. Per studi compiuti e professione esercitata ritengo di sapere cosa sia la guerra psicologica e ritengo anche di sapere che, oltre il limite di cui sopra, solo violenza può placare violenza.

Dagli euromissili tanta acqua sotto i ponti, accompagnati sempre dal progressivo fastidio che mi ha sempre provocato un certo modo di protestare. Il cosiddetto catto-comunismo era la ragione di questo fastidio. Disprezzavo coloro che si ritenevano i padroni della cultura, coloro che dispensavano sapere e osservavano con inquietante superbia i mutamenti politici e sociali, rintanandosi sempre più nell’incomunicabilità, nell’incapacità di incidere nel Paese reale.
Non mi riferisco certo a chi, per l'estremismo delle proprie idee o per antagonismo sociale, è sempre stato ai margini della nostra società e che mai avrebbe avuto voce in capitolo se istituzioni, leggi, media e magistratura fossero stati in grado di marginalizzarli come dovuto. In fondo costoro non hanno voce in capitolo comunque.

Mi riferisco allo stereotipo del laureatucolo, magari sessantottino, che dopo anni di fancazzismo, spinelli e assemblee, ha trovato la via per entrare nel pubblico. In Comune, in Provincia, in Regione, nei Ministeri e .... purtroppo massivamente a scuola ove, trovandosi con più di qualche simile, ha poi vinto la battaglia col preside tutto d'un pezzo frutto dell'approccio tutto sudore e fatica espressione delle precedenti generazioni da boom economico.

Nel frattempo benessere, emancipazione, e soprattutto telecrazia a colpi di maglio distruggevano progressivamente la corazza che la società italiana, fin troppo arricciata su religione e su certi valori etici, aveva prodotto quale risultato di un secolo davvero travagliato.
Scaduta di valori che ha persin colpito il laureatucolo di cui sopra. Neppure costui era arrivato ad immaginare che si potesse desiderare la prostituzione della figlia pur di apparire in quello schermo i registi del quale propinavano e propinano un mondo finto, irreale , ma talmente insistentemente diffuso che ha finito per diventar vero.

Dall'altra parte dello schermo i nostri ragazzi che con mutanda in bella vista, piercing, tattoos e videotelefonino erano chiamati a trascorrere il 40% della propria giornata in una giungla di culi, tette, falli, exstasy, alcool, sberleffi, provocazioni, vandalismi e con il laureatucolo che al
massimo dice loro … su ragazzi così non si fa! Il restante 60% della giornata se lo sparano con Bonolis e la Marcuzzi, con il drink dell'happy hour, lo shopping per Abercrombie e forse, molto forse, con due stanchi genitori quasi nonni e al massimo un fratello/sorella con non meno di un lustro di differenza d’età con loro. Chi sfugge lo fa coi soldi di papà (sempre che gli riesca) o con un eremitico isolamento dal branco.

La mia generazione, quella dei quarantenni e cinquantenni di oggi, è responsabile perché troppo votata all'edonismo e poco alla costruzione della comunità e della famiglia. L'appoggio è venuto dai soldi, dall’eredità e dall'amico dell'amico, quasi mai dalla proporzionalità tra obiettivo raggiunto e reale fatica fatta per raggiungerlo. Ora come si fa a chiedere sacrifici a chi è cresciuto col mito della griffe, del corpo scultoreo, dell’invincibilità.
Meglio protestare, manifestare, rompere e spaccare, meglio vendere altri miti, meglio salvaguardare, imperturbabili, il proprio privilegio.

Privilegio in precario equilibrio tra educazione e oblio di una società non più all'alba della propria fine!