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Qualunquismo d'annata
Di Arrigo Arrighi 20 Marzo 2011
Sono un paio di giorni che una
risoluzione del consiglio di sicurezza dell'ONU, massima fonte di diritto
internazionale, ha autorizzato la no fly zone sulla Libia. Da ieri
la Francia prima e gli USA poi (strano ma non troppo) hanno cominciato
a inibire la difesa aerea libica e a tentare di rallentare il ritorno
degli uomini di Gheddafi verso Bengasi, ove il Colonnello sarebbe in procinto
di perpetuare l'eccidio di suoi compatrioti, rei di essersi ribellati,
ispirati dai colleghi tunisini ed egiziani, contro di lui nel nome di
una democrazia di cui han solo assaggiato via satellite.
Nel contempo in Italia, come in molti altri Paesi occidentali si applaude
al tardivo intervento, ai diritti dell'uomo e finanche i pacifisti incalliti
smettono d'urlare, al più sussurrano. Insomma un inciucio bipartizan
con qualche timido e stonato colpo arguente a passate prossimità
tra Colonnello e Presidente. Su Facebook c'è chi si stupisce per
un diritto internazionale insolitamente applicato con cotanto tempismo,
ma poi, in nome dell'oro nero e di un atavico socialismo a buon prezzo,
si quieta appena esser tornato a dar la colpa a BB; non l'animalista prosperosa,
ben inteso, ma all'accoppiata Bush & Berlusca.
Insomma agnosticismo e luoghi comuni, gli stessi che scorrono nelle botti
di rovere della stampa nostrana e della televisione di massa, quella della
notizia mordi e fuggi.
Mentre la Germania sta saggiamente a guardare, la Francia combatte in
prima linea. Si, avete capito bene la Francia, quella che ha preso le
mazzate in Algeria, quella che ha ricoverato i terroristi degli anni di
piombo, quella che si erse a paladina contro la crociata americana, quella
che fino al 2009 stava fuori dalla NATO, quella che nel giro di un decennio
avrà più cittadini di origine arabo-musulmana che gallica
è la prima a spolettare il Consiglio di Sicurezza, la prima a mandare
i suoi Rafale a bombardar Gheddafi. Obama, quello che avrebbe dovuto chiudere
Guantanamo, gioca di sponda prudente, per ora mai intraprendente.
Ma cosa sta succedendo allora? Pensate davvero che uno Stato come la Libia
(definirla nazione, al pari di molti altri stati arabi, non mi par corretto
per ragioni storiche, non certo per mancanza di rispetto) con 5.5 milioni
d'abitanti raddoppiati in poco più di un ventennio, 16cesimo produttore
mondiale di petrolio (2.2% della produzione mondiale e due sole lunghezze
davanti all'Angola) attragga un'altra crociata da oro nero? Suvvia neppure
l'Iraq che sta (e stava) messo meglio in fatto petrolio e popolazione
attirò la crociata.
Possibile che ci si chieda perché l'ONU dia il via libera per la
Libia e non per la Cecenia? Possibile che il piattismo delle Iene, di
Ballarò, di Matrix o di Anno Zero abbia cotanti fans?
In gioco c'è ben altro, c'è una prosperità occidentale
sempre più al capolinea, ci sono decine di milioni di prolifici
arabi che hanno parabole, parenti all'estero, che studiano, che sono solo
sull'altra sponda del mare nostrum, che, molto meno religiosi di
quel che appare, si agitano per una vita migliore, per benessere per il
quale son pronti a combattere. Siamo onesti, se lo meritano alla grande
anche loro, come il figlio di Gheddafi, vogliono vedere Beyonce'
live.
Ecco perché Sarko' si muove, perché Obama fa la sponda,
la Merkel aspetta e gli scandinavi aprono il portafoglio. E che stiano
pensando a qualche nuovo ampio mercato? Dal Marocco all'Egitto, dal Libano,
alla Giordania, alla penisola arabica. Un mercato succulento dove il petrolio
servirà alla moltitudine di costoro a pagare auto, telefonini,
tecnologia, infrastrutture, servizi, Mc Donald's (anzi Subway e Starbucks)
e forse a noi, o meglio a chi di noi ha capito che solo un accettabile
benessere arabo ci permetterà di allungare di una generazione o
due l'arrivo al capolinea.
Dunque è la stessa, vera ragione del texano del 2003 e del Sarko'
aujurd'hui. Tutto alla faccia del qualunquismo d'annata e di pensa ancora
che se si va in Libia si deve andare anche in Cecenia o in Ruanda!
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